E’ tornato l’incubo: la Xylella fastidiosa è riemersa nella Bat. Dopo Minervino, è toccato a Bisceglie. Un grido silenzioso che arriva dalla terra, dagli alberi e da chi li coltiva da generazioni.
Il responso degli ultimi campionamenti condotti dall’Osservatorio fitosanitario regionale è inequivocabile: quattro alberi di ulivo sono risultati infetti. Le analisi hanno individuato la presenza del batterio, sottospecie pauca (ceppo ST53), lo stesso flagello che ha devastato il Salento e piegato l’olivicoltura pugliese in un lento e implacabile declino.
Il focolaio è stato individuato all’interno di un campione che comprendeva anche ciliegi e altre piante ospiti. Quattro ulivi colpiti su 249 esemplari monitorati: un numero che può sembrare piccolo, ma che nella logica epidemiologica della Xylella assume dimensioni ben più gravi.
L’area colpita è stata immediatamente classificata come zona infetta, con la creazione di:
A lanciare l’allarme è Coldiretti Puglia, che ha chiesto l’intervento tempestivo delle autorità. Il messaggio è chiaro: “La Xylella non è un ricordo del passato, ma un pericolo attuale. Il batterio cammina e si nutre dell’inazione”.
Tra le misure invocate con urgenza:
Coldiretti sottolinea inoltre la necessità di coordinare le attività tra agricoltori, consorzi di bonifica, enti locali, Anas e Demanio, per garantire una risposta collettiva e tempestiva.
Dietro la nuova minaccia si cela ancora l’insidioso ceppo ST53, lo stesso che ha portato il Salento alla catastrofe fitosanitaria. Il CNR-IPSP di Bari è già al lavoro per analizzare le caratteristiche del nuovo focolaio: quanto è virulento? Quanto è diffuso? Quanto tempo è passato prima di individuarlo?
La risposta a queste domande sarà decisiva per il futuro degli ulivi pugliesi.
La memoria corre inevitabilmente agli oltre 21 milioni di ulivi abbattuti nel Salento, alla perdita stimata del 40% del patrimonio olivicolo pugliese e a un’economia rurale messa in ginocchio. Gli ulivi, in Puglia, non sono solo piante: sono monumenti viventi, simboli identitari, colonne portanti del paesaggio, dell’economia e della cultura contadina.
Nel frattempo, nella vicina provincia di Brindisi sono già in corso progetti sperimentali di monitoraggio intelligente: droni, sensori da remoto e immagini satellitari per intercettare i primi sintomi della malattia, ben prima che diventino visibili all’occhio umano.
Tecnologia e ricerca si candidano a diventare alleati cruciali nella battaglia contro un batterio che non concede seconde possibilità.
La Regione Puglia ha già avviato il protocollo previsto dal Piano di Contenimento, ma la sfida è ancora lunga. Gli agricoltori temono restrizioni, abbattimenti obbligatori e danni economici incalcolabili. Le associazioni di categoria chiedono ristori immediati, ma soprattutto un piano di lungo termine, fondato sulla prevenzione e la rigenerazione delle campagne.
Bisceglie è solo l’inizio di un nuovo capitolo. La Xylella non è scomparsa, si è solo spostata, silenziosa e invisibile, come una crepa che si allarga in un terreno fragile. Tocca ora alla politica, alla scienza, ma anche alla cittadinanza, decidere se questa crepa potrà essere arginata, o se lasceremo che diventi voragine.